L'Arte del Caravaggio
Lontana dalla sublimazione del sacro a cui i suoi contemporanei erano abituati, la pittura di Caravaggio sconvolse committenti, pubblico, critici e colleghi con immagini di un realismo tale da non lasciare dubbi circa “l’umanità” delle sue figure.
Invece d’innalzare lo sguardo dell’uomo verso il divino, le scene dipinte da Caravaggio portano il divino nel mondo degli umani: un mondo fatto di carne, di corpi e muscoli, di frutta bacata invece che di perfezione, di piedi sporchi e grossolani, di volti contratti in espressioni non sempre eleganti, di passioni, di dolori reali e di morti vere.
Caravaggio stupisce continuamente.
E non si ferma di fronte al fatto che le sue opere commissionate per gli ambienti sacri vengano rifiutate. Anche perchè per ogni committenza pubblica che le rifiutava ce n’era sempre una privata che si faceva avanti.
Rispettoso ma spesso lontano dall’iconografia classica, trova sempre il modo di distinguersi, di firmare le sue opere con un’espressione del volto, con un movimento, con un tratto o un particolare che forse nessun altro pittore dell’epoca avrebbe avuto neppure il coraggio di pensare.Per questo, tra Caravaggio e il suo pubblico non ci potevano essere mezze misure.
O si rimane increduli, affascinati e rapiti da immagini che possiedono una così straordinaria vividezza o, come fecero molti, si rifiutano con forza quei corpi che sembrano essere stati presi direttamente dal nostro mondo e trasportati dentro una cornice.
Per questo, ebbe alleati potenti che lo difesero spesso da accuse pesanti.
E per lo stesso motivo ebbe molti nemici e molti rivali invidiosi.
L’umanità delle divinità - Ma come poteva non sconvolgere, non imbarazzare, non creare turbamento un pittore che per dipingere una Madonna usava come modella una donna dai costumi certamente discutibili?
Eppure è meravigliosa quella Madonna di Loreto (1603 – 1606) con il piede che, leggermente sinuoso, mostra tutta la sua femminilità. E sono così realistiche le espressioni dei due pellegrini davanti l’ingresso, così naturali quei piedi sporchi, “da pellegrini” appunto, che quasi non ci si rende conto che vengono prepotentemente verso di noi, mostrati in primo piano senza alcun pudore.
Ma il problema è proprio questo: che ci scordiamo quasi che sono Madonne e Santi, non semplici uomini e donne.
E che dire del Martirio di San Matteo (1599 – 1600)? La luce illumina più il carnefice che il Santo, circondato da una folla in fuga: un brutale e terrificante assassinio, ma un assassinio qualunque.
Si potrebbe continuare con un elenco lunghissimo. L’uso di soggetti e modelli popolari, quasi volgari, per soggetti sacri indigna per la sua blasfemia e svela un certo testardo ardire dell’autore.
La luce – Il Riposo durante la fuga in Egitto ( 1595 – 1596) è uno dei pochi esempi di opere che Caravaggio ambientò all’aperto. La maggior parte delle scene che egli dipinse si svolgono invece in interni. Ciò permette a Caravaggio di giocare con la luce e con le ombre, sceglierne la fonte e illuminare questo o quel soggetto a suo piacimento. Il forte uso del chiaro scuro genera effetti teatrali di particolare intensità. Esalta la drammaticità delle scene e i dettagli dei corpi. Spesso la luce arriva in maniera quasi brutale a scoprire parti di una scena che altrimenti rimarrebbero avvolte nelle tenebre. In molti casi, non vi sono passaggi di luce graduali: la luce colpisce con potenza, rende plastiche le superfici e forti i contrasti. Svela alcuni dettagli della scena e, senza cercarne la bellezza, tuttavia la crea: le figure emergono con straordinaria forza espressiva. |
|